L’ultima scopa

Quella bestemmia gli si era ficcata in gola e non se ne andava. Ingollò il fondo di bianco che gli restava nel bicchiere, ormai tiepido da far schifo, e provò a schiarirsi la voce per vedere se riusciva a trovarle un altro posto. Niente.

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una pedalata in più

Era seduto al tavolo vicino alla porta, come ogni giorno. Era arrivato un sabato di inizio maggio, si era messo su quella sedia e lì aveva continuato a sedere come se quello fosse da sempre il suo posto.

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Una bella bici blu

Da tre anni passava per quella strada. Ogni giorno. Due muri che nemmeno tre metri li separavano, una serie di archi e una piccola camminata che a stento tre persone ci passavano affiancate e tre scalini ad alzarla da terra. In fondo delle porticine basse nella penombra, di legno consunto dal tempo. All’insù invece il bianco dell’intonaco macchiato qua e là dal marrone delle travi dei terrazzini e dal violetto dei ciclamini ai balconi.

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Il volo di Giorgbest

Come si chiamasse non se lo ricordava nessuno, neppure lui. Il nome lo aveva perso anni addietro, più o meno in quell’età in cui la gioventù porta ad affibbiare soprannomi e le ragazze, il pallone e la letteratura, ma non sempre, diventano i centri gravitazionali della vita.Continua a leggere “Il volo di Giorgbest”

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